Riflessioni di un'interprete un po’ Grinch al sentir parlare di interpretazione simultanea artificiale

Qualche mattina fa, a tre domeniche da Natale (non fraintendetemi, è uno dei miei periodi dell'anno preferiti!), la giornata era partita benissimo: stavo facendo colazione ed ero pronta a mettermi alla scrivania e a spuntare una ad una le attività che avevo in agenda.
Poi, scrollando Instagram, mi imbatto in un post che mi lascia impietrita.
Mi salta subito all’occhio l’acronimo RSAI. Lo riconosco… se non fosse per una A di troppo.
RSI significa Remote Simultaneous Interpretation, ovvero, interpretazione simultanea da remoto, che esiste ormai da diversi anni. Quello che è stato aggiunto è l’aggettivo Artificial.
Leggendo la didascalia e approfondendo il contenuto, capisco subito di cosa si tratta: un servizio di interpretazione da remoto realizzato interamente dall’intelligenza artificiale.
Visti i tempi che corrono, non resto chissà quanto sorpresa… I could see it coming.
Da qui, nasce questo articolo: un invito a riflettere su quanta importanza diamo a quello che diciamo e a come lo diciamo.
Stiamo davvero lasciando che sia un’“intelligenza” a tradurre i nostri concetti? Un’intelligenza che, di intelligente, ha il fatto di riuscire a convertire parole da una lingua all’altra.
Interpretare, però, è molto di più. Interpretare non è solo trasporre parole o significati.
Non è che per risparmiare ci stiamo perdendo un po’ l’anima delle cose?

Se il Grinch si irrigidisce al solo pensiero del Natale, ecco che io mi irrigidisco quando sento o leggo che l’interpretazione viene fatta dall’Intelligenza Artificiale. Un misto di irritazione, rabbia, diffidenza e quell’istinto di chiudere la porta della caverna per proteggere la mia visione di interpretariato dal mondo esterno.
L’IA è sicuramente uno strumento che, per molti versi, sta rivoluzionando in positivo la nostra vita lavorativa: ci fornisce idee, informazioni, velocizza alcuni processi, e così via, ma siamo davvero sicuri che non lasci fuori — come il Grinch nella sua caverna — proprio la parte più umana della comunicazione?
It goes without saying — inutile dire — che gli interpreti di questa generazione non hanno più bisogno di andare in biblioteca per trovare manuali da studiare in preparazione a una conferenza. Oggi hanno accesso a una quantità enorme di informazioni online, in qualsiasi momento e da qualsiasi posto nel mondo. Basta digitare richieste precise e, con un click, ecco che hanno davanti tutto ciò che serve: risultati pertinenti, rilevanti e spesso anche esaustivi.
Che l’IA sia un valido supporto nella fase di preparazione o durante l’interpretazione — nel caso della traduzione simultanea in cabina — è fuori discussione.
Ma crediamo davvero che l’IA possa sostituire un interprete in carne e ossa?
Purtroppo sì, sta già accadendo.
L'esperienza è la stessa?
Per me, no.
A continuazione troverai una serie di domande alle quali io ho già dato la mia di risposta.
Ora tocca a te trovare la tua.
Il nostro modo di parlare e comunicare è unico
Parliamoci chiaro: se vendere fosse semplice, lo faremmo tutti. Ma non è così.
Chi deve presentare un prodotto o chiudere un contratto durante una trattativa commerciale si affida a una serie di qualità e competenze, tra cui anche le proprie competenze comunicative.
Comunicare — ci ricorda la Treccani — significa “essere in relazione verbale […] con qualcuno”.
E come costruiamo questa relazione verbale?
In modo spontaneo, certo, ma anche con scelte intenzionali e con il nostro stile comunicativo, che è unico: il modo in cui articoliamo il discorso, lo sguardo, il ritmo della voce, come cambiamo tono e volume, come decidiamo di dare più enfasi ad alcune parole rispetto ad altre; le pause dense di significato, i silenzi che danno modo a chi ci ascolta di riflettere, le domande retoriche che mantengono viva l’attenzione.
Tutto è necessario a rendere il nostro messaggio credibile, coinvolgente e funzionale all’obiettivo: concludere la trattativa con successo.
Una voce artificiale, anche la più naturale, può davvero percepire, interpretare e restituire tutto questo in un’altra lingua?
FARE L'INTERPRETE È COME INDOSSARE IL MANTELLO DELL'INVISIBILITÀ
C’è, ma non si vede.
Se è vero che un interprete è tanto più bravo quanto più riesce a passare inosservato, è altrettanto vero che, per quanto invisibile, ha un ruolo attivo nella comunicazione interculturale.
Questo non significa che debba andare oltre il proprio compito. È chiaro che non debba interpretare ciò che non viene detto — a meno che non sia espresso “tra le righe” e chi parla abbia la chiara intenzione di lasciar passare quel concetto.
Un interprete pesa sempre con cura le parole che sceglie per restituire un concetto e non interferisce mai con opinioni personali. La sua presenza, però, non è del tutto invisibile: nel momento in cui inizia a tradurre durante una trattativa, contribuisce a costruire il dialogo e a dettarne i ritmi. E, non meno importante, contribuisce a costruire la fiducia tra gli interlocutori: attraverso la sua voce passano intenzioni, dubbi, incertezze, ma anche fermezza e sicurezza. Tutto quello che chi parla vuole comunicare con il linguaggio verbale, non verbale e paraverbale.
L’interprete aiuta quindi a comprendersi, mediando anche là dove gli elementi culturali possono essere fraintesi o non compresi.
L’IA è in grado di rendere possibile questo incontro nella stessa misura e con la stessa cura?
DOVE L'IA SI FERMA, L'INTERPRETE CONTINUA
Pensiamo ora a una coppia di interpreti che lavora in cabina, traducendo in tempo reale, in simultanea. Mentre uno di loro traduce e l’altro lo supporta annotando termini, facendo ricerche o suggerendo qualche soluzione brillante, il segnale audio si interrompe per due secondi e l’interprete perde per un attimo il filo del discorso.
A quel punto, aiutandosi con gli altri elementi della frase, con quanto detto prima e grazie alla propria capacità di analisi del discorso, l’interprete riesce a recuperare il concetto, a trasferirlo nell’altra lingua e quindi a colmare il vuoto che stava per crearsi.
Partendo dal fatto che l’IA non traduce direttamente dal parlato come fanno gli interpreti — speech to speech — ma realizza la traduzione dalla trascrizione del parlato — quindi text to speech —, nel caso in cui la trascrizione si interrompesse per qualche istante per un malfunzionamento tecnico,
l’IA sarebbe in grado riannodare i fili del discorso — senza che il relatore debba ripetere il concetto?
QUANDO L'ACCENTO METTE ALLA PROVA L'INTERPRETAZIONE
Succede che quando a parlare è un relatore straniero che non è madrelingua inglese e usa l’inglese come lingua franca, il suo accento “non standard” sia per l’interprete più difficile da comprendere — almeno fino a quando non si è “fatto l’orecchio”.
L’IA riesce a capire gli accenti “non standard” o va in tilt?
LA QUALITÀ DELL'INTERPRETAZIONE
Un altro aspetto da non sottovalutare quando si parla di qualità dell’interpretazione è il fatto che la traduzione simultanea realizzata in cabina da un interprete è sempre supervisionata da un collega.
Chi verifica, invece, che la traduzione fornita dall’IA sia fatta bene?
"SOTTOTITOLI" IN TEMPO REALE
E se oltre ad ascoltare la traduzione simultanea artificiale il pubblico potesse leggere — come è già successo — dei “sottotitoli” in tempo reale?
Precisiamo, prima di tutto, che quelli che vengono chiamati sottotitoli generati dall’IA, sono in realtà una trascrizione del parlato che, in gergo tecnico, è definita speech to text.
Per capirci, i sottotitoli sono quelli che possiamo aggiungere su Netflix se decidiamo di guardare Il Grinch in lingua originale: una precisa quantità di caratteri per riga e una disposizione del testo adeguati a permettere al nostro occhio di leggere senza correre.
Se persino il Grinch, alla fine, comprende il valore del Natale, anche noi possiamo capire che l’interpretazione umana ha un’anima che nessuna intelligenza artificiale può uguagliare. Non c’è niente che ad oggi possa sostituire un interprete professionista con una mente pensante e un cuore empatico.
Se anche tu condividi la mia visione dell’interpretariato e credi di meritarti una voce e presenza umana, sarò felice di aiutarti. Contattami e realizziamo insieme il tuo progetto.
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