4 Agosto 2025

Cosa ho imparato coordinando gruppi in giro per il mondo

Un anno di viaggi, culture e connessioni

Poco più di un anno fa ho iniziato il mio percorso come coordinatrice di viaggi WeRoad.
L’ho fatto per tanti motivi, ma soprattutto per uno. Ero spinta dal desiderio di mettere a disposizione degli altri ciò che per me è sempre stato naturale: la scoperta del mondo, la curiosità verso l’altro.
Desideravo trasmettere la bellezza dell’incontro – con i luoghi, con le culture, con le persone – e offrire ai partecipanti l’occasione di vivere un’esperienza che, come succede sempre a me, li avrebbe cambiati dentro.

Sentivo anche il bisogno di vedere con i miei occhi quei Paesi di cui, per anni, ho studiato la lingua, la cultura e la letteratura sui libri.
Volevo tornare in Perù, dove avevo lasciato un pezzo di cuore nel 2018.
Volevo mediare tra lingue e culture non solo all’interno di una cabina o su un palco, ma proprio là dove le culture si incontrano, nella quotidianità. Non in un luogo neutro, ma sul terreno dell’altro. Lì qualcosa cambia: smetti di osservare da fuori, inizi a guardare l’altro negli occhi, a capire come vive davvero. E così, poco a poco, cambia anche il modo in cui guardi la tua realtà.

CHI È E COSA FA UN COORDINATORE DI VIAGGIO?

Spesso mi chiedono cosa faccia esattamente un coordinatore di viaggio, ma partiamo prima da cosa non è un coordinatore.
Non è un una guida turistica, anche se accompagna i partecipanti, vive l’esperienza insieme a loro e coordina ogni aspetto.
Non è colui che crea il viaggio da zero, ma lo personalizza.
Non è un animatore, ma è il cuore del viaggio.

Un coordinatore è un viaggiatore appassionato pronto a rendere ogni esperienza di viaggio indimenticabile. È un po’ come quell’amico che si occupa di organizzare tutto, che tiene i tempi, prenota le escursioni e le attività, propone dove mangiare e, nel frattempo, tiene alto l’umore di tutti. Coordinare significa partire con un gruppo di sconosciuti e riuscire, giorno dopo giorno, a trasformarli in un gruppo di amici.
Un bravo coordinatore non impone. Ascolta, osserva e adatta il viaggio alle esigenze del gruppo.
È il solo e unico punto di riferimento prima e durante il viaggio. È colui che tiene insieme i pezzi, prima ancora di partire. Senza di lui, il caos regnerebbe sovrano!

Come coordinatrice mi piace trovare esperienze autentiche, facilitare l’incontro con la cultura locale e aiutare tutti a lasciare a casa i pregiudizi. Perché un viaggio, per essere davvero trasformativo, non può essere una copia della vita che viviamo a casa. È proprio lì che avviene il vero viaggio: quando smettiamo di cercare il “come a casa” e ci apriamo al “come vivono qui”.
Ogni cultura ha i suoi tempi, i suoi modi di fare e di rapportarsi con gli altri, i suoi modi di vivere e di vedere il mondo. Sta a noi imparare ad accoglierli, anche solo per qualche giorno. E se ci riusciamo, portiamo a casa con noi qualcosa che dura ben oltre il viaggio.

COORDINATRICE-INTERPRETE: UNA COMPETENZA NUTRE L'ALTRA

La comunicazione interculturale

Essere interprete in viaggio è una risorsa preziosa. Parliamoci chiaro: non serve un interprete per ordinare un caffè o parlare con la reception di un hotel, ma nei contesti più profondi, dove si entra davvero in relazione con l’altro, il ruolo del mediatore culturale fa la differenza.

Nei miei viaggi mi è capitato di affiancare guide locali che parlavano in spagnolo o in inglese, offrendo supporto nella traduzione a chi faceva più fatica a seguire (non è sempre semplice comprendere lo spagnolo di alcune zone remote dell’America Latina!). Volevo che nulla andasse perduto. Il mio obiettivo era che ogni partecipante potesse tornare a casa con un bagaglio ricco non solo di emozioni, ma anche di nuove conoscenze e prospettive sul mondo.

Problem solving e sangue freddo: la prontezza dell’interprete al servizio della coordinatrice

Essere interprete significa saper pensare in fretta. In simultanea non hai il lusso del tempo: chi parla va avanti e tu devi stargli dietro, trovando il modo più giusto per tradurre quello che dice in una manciata di secondi. Niente pause, niente ripensamenti e, per di più, non puoi fermarlo perché sei seduta in una cabina insonorizzata. Servono prontezza, agilità mentale e sangue freddo. Andare nel panico annebbierebbe la mente e peggiorerebbe solo le cose.

Il coordinatore, proprio come l’interprete, non può permettersi di andare nel panico di fronte a un imprevisto o una situazione difficile. Deve reagire, trovare soluzioni rapide, mantenere la lucidità.

Mi è successo in Perù, a Machu Picchu. Una ragazza del mio gruppo ha iniziato a sentirsi male: il suo viso era pallido, faticava a proseguire. Così mi sono separata momentaneamente dal gruppo — che è rimasto con la guida e ha continuato la visita — e ho cercato il modo più rapido per scendere a valle con lei. La fila per i bus era lunghissima, ma spiegando la situazione agli addetti siamo riuscite a salire sul primo disponibile. Abbiamo raggiunto una farmacia e fortunatamente tutto si è risolto. Non c’è stato tempo per pensare. Solo per agire. E farlo con empatia, attenzione e sangue freddo.

3 COSE CHE HO IMPARATO COORDINANDO

Scopri l'altro, riscopri te stesso
In questo anno ho riscoperto che viaggiare con occhi curiosi è un modo per scoprire l’altro, ma anche se stessi. Ogni viaggio è un piccolo specchio: ti confronta con realtà diverse, ma ti restituisce anche qualcosa di te. Non torni sempre innamorato del posto che hai visitato — e va bene così. A volte capisci che una meta non è nelle tue corde. Altre mete, invece, ti chiamano così forte che sai che ci tornerai.

Per me, vivere appieno una cultura significa immergermi nel suo ritmo, nelle sue abitudini, anche quando non le comprendo subito. Significa accettare che non tutto sarà comodo o familiare — ed è proprio lì che risiede la ricchezza dell’esperienza.
Vedere la realtà in cui vivono gli altri, spesso ci aiuta a ridimensionare e a vedere con occhi diversi anche la nostra realtà. Ed è proprio questa apertura, questo spirito di adattamento che cerco di trasmettere al mio gruppo ad ogni viaggio. Perché non è l’altro a doversi adattare a noi, ma siamo noi a doverci adattare all’altro, alla sua cultura. Solo così facciamo un esercizio su noi stessi e smussiamo gli angoli più spigolosi che non ci permettono di inserirci appieno nel contesto in cui ci troviamo.

Viaggiare è un atto di fiducia

Per me viaggiare significa anche mettere da parte la paura dell’altro, dell’ignoto, di chi è diverso da noi. O almeno, lasciare che sia la curiosità a guidarci, più forte della paura (sì, anche quella di volare!).

Viaggiare è un atto di fiducia: richiede apertura, attenzione e disponibilità. Non significa essere ingenui o irresponsabili (soprattutto se si coordina un gruppo!). È fondamentale saper ascoltare, accogliere, avere uno sguardo aperto e benevolo sull’altro

Posso assicurarvi che questo modo di porsi torna sempre indietro, sotto forma di gesti inaspettati, sorrisi, disponibilità. Tutta la gentilezza che riceviamo in viaggio non è mai fine a sé stessa. È energia che va rimessa in circolo. È da lì che nasce il vero spirito del viaggio: creare connessioni e generare altro amore.

Posso essere un'interprete coordinatrice

Questo primo anno da coordinatrice è stato molto più che un insieme di esperienze di viaggio: è stato un percorso formativo che ha arricchito anche la mia identità professionale come interprete e traduttrice.

Mi ha permesso di vivere le lingue nella loro forma più autentica, spontanea, immersa nel contesto.
Mi ha regalato nuove parole ed espressioni locali che porterò con me anche nel lavoro di traduzione.
Mi ha fatto assaporare gesti quotidiani e sapori che fino ad allora avevo solo letto o tradotto su carta.
Mi ha donato nuovi strumenti culturali, fondamentali per tradurre con maggiore empatia, consapevolezza e precisione.

Ma soprattutto, mi ha ricordato una cosa essenziale: se smetti di viaggiare, cresce la paura. Se ti fermi, ti chiudi in te stesso. Se smetti di aprirti, smetti anche di capire l’altro.

Per questo viaggio. E per questo traduco: perché ogni lingua e ogni cultura possano continuare a incontrarsi, comprendersi e arricchirsi a vicenda.

Se anche tu vuoi partire con me, dai un'occhiata alle mie prossime partenze. Ti aspetto!
partiamo insieme

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